Comuni
Comune di Matelica
Matelica : informazioni turistiche
CENNI GEOGRAFICI
Matelica (Matélica, e non invece Matèlica; Matéllica o Matérga in dialetto locale) è un comune italiano di 10.373 abitanti[4] della provincia di Macerata nelle Marche.; Matelica è posta a 354 m s.l.m., nella vallata del fiume Esino, l'unica valle marchigiana che si sviluppa - almeno parzialmente - da nord a sud. Il territorio è in prevalenza collinare, con le montagne che la costeggiano ai lati della valle, tra cui il monte San Vicino.
CENNI STORICI
Origini e storia romana:Le origini della città di Matelica risalgono al Paleolitico. Gli umbri, popolazione indoeuropea, già nel 2000 a.C. si erano stanziati nella valle del fiume Esino, dove sorge la città. La nascita vera e propria del centro abitato è fatta risalire all'incontro delle popolazioni umbre, con quelle picene. I piceni, popolo proveniente dall'Abruzzo e dall'ascolano, costruirono il primo centro abitato vero e proprio, sfruttando i già presenti insediamenti primigeni. Con l'arrivo dei Romani, la città subì un rapido cambiamento; dopo la battaglia di Sentino, svoltasi a pochi chilometri da Matelica, la città fu assoggettata ai nuovi conquistatori. Le terre contigue alla città furono spartite tra i legionari veterani, e ci fu un rapido processo di romanizzazione di tutta la zona. Dopo la guerra sociale, la cittadinanza romana fu estesa prima ai Latini, poi agli Umbri e in seguito a tutta la penisola; nel 70 a.C. Matelica divenne municipio Romano, costruendo la propria struttura politica sulla riga di quella dell'Urbe: comandata da un duumviro, coadiuvato da cinque censori e da un Protettore che difendeva i diritti della città presso Roma. Matelica fu iscritta alla tribù Cornelia e nel 101 d.C. la città ospitò l'imperatore Traiano in partenza per la Dacia da Ancona. In seguito il generale Caio Arrio Clemente, che aveva visitato la città a seguito dell'imperatore, sarà nominato Curatore del municipio. Con l'avvento della cristianità sull'impero, Matelica fu sede vescovile sin dal 400 d.C. Il vescovo rimase l'unica autorità dopo la caduta dell'impero: la città si ritrovò soggetta a incursioni dei barbari, e la popolazione soffrì la fame per le carestie e le invasioni. Nel 552 la battaglia tra Totila e Narsete a Gualdo Tadino, fu decisiva per il futuro della città. La sconfitta dei goti, fece fuggire il loro re, che arrivò a Matelica dove morì e fu sepolto. I bizantini che lo inseguivano raggiunsero la città e la annessero al loro impero. Fino all'invasione dei Longobardi, la città visse un piccolo periodo di pace e prosperità. I nuovi invasori, sconfitti i bizantini, la distrussero nel 578 d.C. Da quel momento la città passò sotto la diocesi di Camerino.; ; Alto Medioevo:Con l'arrivo dei Franchi, la città fu ricostruita, e dopo l'800 d.C. , come molte altre città, fu assoggettata a dei Conti, che rappresentavano l'imperatore del Sacro Romano Impero e poi il re d'Italia. La città, pur se formalmente sotto il dominio della Santa Sede fu incorporata nella Marca di Ancona e soggetta quindi al potere imperiale. Il più famoso di questi, il conte Attone, guidò, nel 964 a.C., una parte delle truppe di Ugo re d'Italia contro quelle del Duca di Spoleto Ascaro presso Camerino, dove entrambi persero la vita.; ; Il comune (1100-1200); Piazza Enrico Mattei, la loggia adiacente al palazzo del governatore.; Quando l'Imperatore Federico Barbarossa tornò in Germania, Matelica si ribellò all'impero e scacciò i conti Ottoni, famiglia con capostipite il conte Attone di cui sopra, e si costituì libero comune, sorretto da due consoli di origine nobiliare. Il ritorno dell'imperatore in Italia provocò nuove guerre nella Marca e l'Arcivescovo di Magonza Cristiano rase al suolo la città nel 1174, fedele al papa Alessandro III. La comunità però venne a patti con i figli del conte Attone, che giurarono fedeltà e si impegnarono a proteggerla; in questo modo la città fu ricostruita, grazie anche all'appoggio dell'Imperatore Federico II di Svevia, pacificatosi con il papa nel 1185. Il conte Attone (discendente del conte di cui sopra) non si arrese e sfruttando la volontà di espansione della vicina Camerino, costruì una lega tra questa e i comuni di Fabriano, S.Severino, Tolentino, Cingoli, Recanati e Civitanova. Attaccati da nord e sud i matelicesi furono sopraffatti e la città distrutta per la terza volta nel 1199. Gli abitanti furono dispersi e vissero fuggiaschi tra i vari monti della zona. Appellatisi all'imperatore Ottone IV, nel 1209, ottennero il permesso di ricostruire la città e grazie al forte potere militare di Francesco d'Este, nominato curatore della Marca di Ancona, vi riuscirono. Dopo la ricostruzione, il paese era stato chiamato Nuovo Castello di Sant'Adriano, ma il vecchio nome tornò presto in auge; le lotte con gli altri comuni limitrofi continuarono per tutto il tredicesimo secolo. Diverse volte i matelicesi si scontrarono con Fabriano, e soprattutto con Camerino, mentre una forte alleanza fu stretta con San Severino. Nel 1259 dopo una provocazione di Camerino i matelicesi presero posizione tra i Ghibellini a favore di Manfredi e con le truppe di questi, comandate da Percivalle Doria distrussero la città, vendicando la distruzione di 60 anni prima. Matelica si dichiarò eternamente fedele al Re e alla morte di questi non esitò a imprigionare un ambasciatore papale pur di mantenere la parola. Clemente allora, tassò la città pesantemente, pena la distruzione e obbligò i matelicesi ad accettare un Podestà di nomina papale. Sotto le pesanti gabelle la città si impoverì rapidamente, contraendo debiti con gli altri paesi. Nel 1273 i matelicesi furono costretti a creare una truppa per soffocare la rivolta antipapale a Jesi, e per i successivi trenta anni combatterono quasi incessantemente con la vicina Camerino per la costruzione di castelli, per ridefinire i confini e per la volontà di questi di vendicarsi della distruzione subita.; ; Trecento:Nei primi anni di questo secolo, Matelica stipulò un'alleanza di natura militare e amministrativa, sotto la supervisione del governatore pontificio, con le città di Fabriano, Camerino e S.Severino. Le quattro contraenti si impegnavano a prestarsi reciproco soccorso e aiuto, oltre a rispettare gli editti delle altre. Ciò non impedì alcune scaramucce, ma la rinnovata pace permise alla città di poter dedicarsi più volte alle rivolte intestine allo stato della chiesa, schierandosi talvolta con i Guelfi e altre con Ghibellini. Il Comune era retto, oltre che dal Podestà, dal Capitano del popolo e dal Consiglio degli Anziani. Da rilevare la partecipazione al governo della città dei Rettori e Consiglieri delle varie corporazioni artigianali costituenti il nucleo principale del Consiglio cittadino. Esse erano nove: Notari, Mercanti, Calzolai, Fabbri, Tornitori, Lanaiuoli, Falegnami, Sarti e Muratori. In questo periodo si formano le Società e Compagnie d'armi per la difesa e sicurezza della Città. Nel frattempo gli Ottoni si ristabilirono a Matelica iniziarono a intromettersi sempre più profondamente nella vita politica.; ; La signoria degli Ottoni:Alla fine del 1300 il vicariato della città fu affidato dal papa Bonifacio IX agli Ottoni. Questa famiglia, in un primo tempo lasciò invariata la struttura comunale, per poi lentamente sopprimerla e accentrare tutti i poteri in loro. Iniziarono una riforma fiscale, promossero lo sviluppo dell'industria della lana, della tintoria e della concia, restaurarono le mura, costruirono il campanile della cattedrale soprattutto sotto la guida di Alessandro Ottoni e tentarono più volte di definire una volta per tutte i confini con San Severino e Camerino. All' inizio del sedicesimo secolo ampliarono pure i commerci e le strade, tanto che si potevano contare ben centodieci mercanti in città. Alcune scelte di natura ecclesiastica però irritarono il popolo e con la signoria di Anton Maria Ottoni iniziò il malcontento generale, dovuto soprattutto all'eccessiva crudeltà e tirannia di quest' ultimo, che non esitava a incarcerare e uccidere i suoi avversari politici. A causa della loro condotta tirannica i rapporti con i matalicesi si erano fatti talmente tesi che alcuni cittadini, nel febbraio del 1545, ordinarono una congiura con lo scopo di uccidere alcuni membri della famiglia ma il complotto fu scoperto da un tale Falcone da Falconara. Dopo tante lotte, anche interne alla famiglia, e numerosi viaggi di delegazione dei cittadini a Roma, alla fine nel 1576 papa Gregorio XIII spogliò definitivamente gli Ottoni del vicariato. Nel 1578 Nicolò d'Aragona, governatore generale della Marca, prese possesso della Città in nome della Sede Apostolica. Matelica fu così governata da un Commissario Apostolico inviato dal Papa.; ; Dopo la signoria:Con Paolo V, nel 1618, Matelica fu affidata ad un Governatore indipendente da quello della Marca, con piena giurisdizione; e per questo riconoscimento lo stemma di Paolo V Borghese fu innalzato sulle porte dei principali edifici pubblici. Si conservò l'antica divisione della Città in quattro quartieri: Santa Maria, Campamante, Civita e Civitella. A capo d'ogni quartiere fu posto un Priore, facente parte di diritto del Consiglio generale. L'amministrazione della Città era retta da un Gonfaloniere e tre priori, eletti nel Consiglio generale. La popolazione accettò pacificamente il nuovo governo, nel quale vide un periodo di pace dopo secoli di lotte intestine. Nel 1692 la cittadinanza si riappacificò con i conti Ottoni, nominandoli cittadini onorari e nel 1761 la città fu ricreata sede vescovile, retta con la stessa importanza insieme a Fabriano.; ; L'epoca napoleonica e il Risorgimento:L'arrivo dei francesi guidati da Napoleone soppresse il vescovado e con la liberalizzazione dei commerci introdotta, la città subì un forte declino industriale, soprattutto nel settore della lana. Il ritorno sotto lo stato pontificio fu quasi un sollievo per la popolazione, che tuttavia issò le bandiere tricolori durante i moti del 1848 sul palazzo del comune per solidarietà ai rivoltosi di tutta Italia. Dopo la battaglia di Castelfidardo in città furono esposte ancora una volta le bandiere e nel plebiscito il si all'unione al Regno D'Italia vinse a maggioranza schiacciate.; ; Dal Regno d'Italia ai giorni nostri:La nuova situazione riportò il libero commercio e l'attività da industriale divenne agricola, impoverendo parecchio tutta la popolazione. Durante la prima guerra mondiale furono molti i matelicesi a partire e la città subì, come tante altre, molti lutti. Durante la seconda guerra mondiale, Matelica ospitò un battaglione di soldati italiani che dopo l'armistizio furono nascosti dagli abitanti e assieme ai giovani del luogo e ad alcuni soldati stranieri formarono la resistenza locale. La guida spirituale dei partigiani Don Enrico Pocognoni, fu ucciso dai nazisti nel famoso Eccidio di Braccano il 24 marzo 1944. Dopo la guerra, grazie all'interessamento di Enrico Mattei l'attività industriale riprese prepotentemente e assieme a essa la valorizzazione del Verdicchio, che ha portato Matelica in tutte le enoteche d'Europa.; ; Toponimo:L'origine del nome Matelica è oscura e si perde nelle nebbie del tempo; in tutto il mondo non esiste nessun altro luogo o città con questo nome e rarissimi sono i nomi che terminano con la stessa desinenza. Il nome potrebbe essere di origine celtica e significare paese dei prati, dal celtico matten, prato. Ancora più azzardata è una supposta origine greca, essendo i greci stabilitisi nella vicina Ancona; dal greco matesis, studio, oppure, con più cognizione metelis, luogo di delizie. Se si considera l'antico nome dialettale Matelga, allora potrebbe essere interessante la parola teleg, che in molte lingue antichissime, come quelle semitiche, significa neve, e dunque luogo coperto di neve. Si potrebbe far risalire l'origine al latino, alla forma Mater Liquoris, madre delle acque, anche se nessun fiume nasce nel suo territorio, e soprattutto Plinio il Vecchio chiama la città Matilica Matilicatis, e dunque il nome le era già stato assegnato.;
LUOGHI D'INTERESSE
Cattedrale di Santa Maria Assunta:La prima cattedrale di Matelica, la Pieve era eretta nel cuore storico della città. Essa decadde quando venne meno la sede vescovile e fu demolita nel 1530. Ad essa era già subentrata verso la metà del XV secolo la chiesa di Santa Maria della Piazza, che poi divenne cattedrale con il nome di S. Maria Assunta 1785. Al di là delle supposizioni, per altro logiche, secondo le quali la posizione attuale non corrisponde con quell'originaria, come l'antico e primitivo campanile della fine del XV secolo; starebbe a dimostrare con la sua posizione irregolare rispetto al resto del complesso che gli interventi di ristrutturazione eseguiti nel tempo hanno rispettosamente conservato la fisionomia preesistente. Tra le eccellenti opere d'arte che la con cattedrale vanta, si evidenzia, per la finezza della lavorazione il piccolo e prezioso Crocifisso settecentesco il legno e argento del forlivese Giovanni Giardini.; ; Chiesa della Beata Mattia:Costruita nel 1255, dell'antica fattura non rimane più nulla; il più antico segno è il campanile, databile nel XV secolo, mentre sono evidenti gli interventi ristrutturali operati nel tempo, che hanno dato alla chiese uno stile barocco, quasi rococò. Alla chiesa vi è annesso il monastero delle clarisse più antico di Matelica, ed anche il più famoso per il ricordo della Beata Mattia Nazzarei (1253-1320) che lì visse santamente. Il monastero e la chiesa vantano tele di pregevole esecuzione. Particolarmente apprezzabili: la Croce del XIII secolo, dipinta da anonimo marchigiano; una Madonna col Bambino di fine XIII secolo ed un'altra del XV secolo attribuita al cosiddetto Maestro della Culla appartenente alla cerchia di Gentile da Fabriano. Sotto l'altare della chiesa si conserva e si venera, ancora oggi, il corpo della Beata Mattia.; ; Chiesa di San Francesco:Sorge sulla Piazza omonima. L'edificio primitivo (1240-'60) era in stile romanico come si arguisce dal portale e dalla trifora, ora nascosta dietro attico. L'attuale prospetto, rimaneggiato e incompleto, risale alla prima metà del sec. XVIII, mentre la scalinata è del 1970. Nell'atrio del muro, a destra, una piccola lapide, con figura in rilievo di un ecclesiastico in paramenti sacri e con le braccia allargate. La scritta sopra il capo (S: DOPI: LAPI) è interpretata: SIGNUM DOMINI LAPI (sigillo del signor Lapi) e questo rappresenterebbe un abate dell'antico Monastero di Roti, nei pressi di Braccano. Nell'interno la navata, in leggero barocco (prima metà del settecento), s'impone per affascinante grandiosità e per notevoli opere d'arte: confessionali in noce a colonnine tortili del '600; via Crucis, eseguite tra il 1740-1750; medaglioni dei primi decenni dell'ottocento, attribuiti al francescano Padre Antonio Favini (1749-1843).Tela di Marco Palmezzano 1502 (Madonna col Bambino sul trono). Sulle pareti del coro, interessanti frammenti di affreschi di scuola giottesco-marchigiana con Storie della vita di san Francesco.; ; Chiesa del Suffragio o delle Anime purganti:Con la sua mole proporzionata ed elegante, domina la Piazza E. Mattei, completandone l'armonia tra gli edifici che la contornano. Sorse nel 1690 con le offerte dei cittadini sull'area di una Chiesa più antica dedicata a S. Sebastiano, patrono della città. Fu consacrata nel 1715. A croce greca, nella sua misurata eleganza racchiude dei buoni quadri tra cui, il "Crocifisso ed Anime Purganti" di Salvator Rosa. Nella cappella a sinistra è collocata una statua di S.Sebastiano di fattura rinascimentale, datata 1585. In sagrestia vi sono due quadri con parti napoletane, databili alla fine del '600, e raffiguranti la "Madonna con S. Francesco di Paola", il primo e la "Madonna e Santi" il secondo, un tempo collocati sugli altari laterali della Chiesa. Merita considerazione anche un'immagine della "Madonna della Misericordia", posta su un antiestetico ornamento, un tempo oggetto di particolare devozione. L'organo, di modeste proporzioni, è opera del Fedeli.; ; Chiesa Sant'Agostino:Risale al sec. XIV; la facciata si orna di un ricco portale romanico, inclinato in avanti. L'interno, rinnovato nel sec. XVII, è a pianta basilicale a tre navate su pilastri, sovrastato da cupoletta. Nel presbiterio, a destra, Noli me tangere, tela d'Ercole Ramazzani; a sinistra, Cristo sotto il torchio, tela seicentesca d'ignoto, d'eccezionale iconografia. In fondo alla navata sinistra, Madonna col Bambino e santi, tela del Ramazzani (firmata e datata 1588); sull'altare del transetto sinistro, Estasi di S. Francesco attribuita al Guercino; al terzo altare sinistro, Crocifisso ligneo intagliato del sec. XV.; ; Chiesa di San Filippo:Fu edificata a metà del sec. XVII per generosità del matelicese Ottaviano Grassetti nei confronti dei Padri Filippini che, Giunti a Matelica nel 1640 vivevano in stretti e vecchi spazi. L'esterno della facciata si presenta in mattoni con richiami borrominiani; il prospetto posteriore presenta un luminoso e vivace punto di vista architettonico. Tutti gli elementi d'eccessivo barocchismo sono opera del primo restauro effettuato un secolo dopo la sua prima costruzione. All'interno si trova il pregiatissimo Crocifisso, proveniente dalla vicinissima Chiesa di S. Giovanni, opera quattrocentesca di scultura lignea. In onore di quest'Ultimo, si svolgono a Matelica, le Feste Triennali nelle quali si venera il Crocifisso che è portato di sera in sera in tutte le chiese matelicesi. Altre pregevoli opere presenti nel tempio sono: un S. Filippo, già sull'altare maggiore, che adora la Vergine d'Emilio Savonazzi (158-1660); la Madonna dello Scalpore, ed altre pitture di scuola romana del '600e '700. Inoltre prezioso è il capolavoro di Pierleone Grezzi, di cui si conserva, nel Museo Piersanti, una stampa del 1725 illustrante, il concilio lateranense, relativo al miracolo di S. Filippo, raffigurante il cardinale Orsini salvato dal terremoto.; ; Chiesa di Santa Teresa:Risale alla metà del sec. XVIII. Dopo un testamento divennero proprietari i Carmelitani Scalzi, grazie alla rinuncia dei Gesuiti al fine di smentire a loro danno a seguito dell'uccisione del benefattore Conte Pellegrini. Nel 1823 la Chiesa passò ai Padri Filippini, quindi ai Silvestrini 1842 che, tuttora, ne hanno il possesso. La Chiesa è di stile barocco, di buona mano la tela dell'altare; pregevoli sono anche due preziose tavole, esposte in sacrestia, attribuite a Ludovico Urbani; ; Chiesa di Regina Pacis:Voluta fortemente dal Parroco Franco Paglioni, la chiesa è stata consegnata ai propri fedeli l'8 dicembre 2000. La sua struttura è completamente in cemento armato, l'esterno è in mattoncino e il tetto in legno.; ; San Rocco:Poco distante dall'ormai demolita Porta della Valle, sorse nel 1529. Le ridotte dimensioni la qualificano immediatamente come cappella votiva edificata dalla comunità per impetrare l'allontanamento della peste. L'impianto planimetrico è a croce greca con un soffitto a crociera composita stellare. Un recente restauro ha eliminato la tinteggiatura scoprendo il mattoncino con un procedimento che, se esalta le caratteristiche strutturali del tempietto, non rispetta molto la realtà storica dell'edificio che, appartiene al secolo XVI. Modificato dunque l'interno nelle sue caratteristiche coloristiche, rimane interessantissima la struttura esterne dalla quale traspare la dinamica costruttiva dell'insieme: un cubo inserito in un impianto a croce greca. Ne deriva una scansione tripartita dei muri perimetrali in profondità, scansione che, ripetuta su tutte e quattro le fronti del tempio. Si qualifica dall'esterno come struttura organicamente articolata nell'ambito di un sistema composto che prevede una forte spinta dinamica all'interno di un telaio rigidamente geometrico.; ; Monastero di Santa Maria nuova; Sorge appena fuori delle mura castellane dalla parte del quartiere della vecchia. La chiesa fu completamente ricostruita nei primi decenni del secolo XVIII, utilizzando però gli elementi d'arredo sacro della chiesa precedente. In questo modo si è salvato, ed è tuttora visibile, il prezioso altare ligneo attribuito a Paris Scipione. Il monastero fu trasformato in Ospedale per invalidi nel 1870 e ancora oggi ospita una Casa di Riposo per anziani.; ; Palazzo comunale:L'edificio di proprietà della famiglia Scotti di Narni, parenti stretti degli Ottoni, fu acquistato dal comune di Matelica nel 1606 per avere uffici più funzionali. Al momento dell'acquisto il palazzo presentava gravi danni alle strutture principali che mettevano in serio rischio la sua stabilità e la sua permanenza nella piazza. Solo alla fine del secolo XIX, dopo un duro lavoro di noti architetti, il palazzo fu una realtà stabile e sicura. All'interno del palazzo si possono ammirare: la lapide di Caio Arrio, una tela raffigurante S. Onofrio di Salvatore Rosa. Sotto lo stemma del comune è rappresentata la vergine lauretana protettrice della città. Inoltre il comune vanta anche il possesso di una raccolta di disegni del ritrattista matelicese Raffaele Fidanza (1797-1846).; ; Palazzo del Governatore o dei Pretori e Torre civica:Il nome nacque dalla residenza nel palazzo del Luogotenente imperiale, che fu costruito su ordine di Ottone IV. Molte sono state le ristrutturazioni, sicuramente non tutte rispettose dello stile originario, ma ciò nonostante il palazzo offre alla piazza una nota positiva in più. Accorpata all'edificio è la Torre Civica, la cui base, per alcuni, potrebbe essere contemporanea dell'edificio, mentre per altri potrebbe risalire ad un'epoca antecedente il 1175. La torre fu sopraelevata alla fine del sec. XV, e successivamente, nel 1893, fu allargata alla base per problemi di stabilità.; Teatro comunale Piermarini:Risale al 1805. La sua struttura a palchetti, tre ordini più il loggione, ha un aspetto molto elegante. La progettazione si deve al celebre Giuseppe Piermarini che fu architetto della Scala di Milano, mentre le decorazioni pittoriche databile tra il 1810 ed il 1812 è da attribuire al pittore Spiridione Mattei. Presso il teatro si conservano reperti archeologici relativi a resti d'abitazione dell'età del ferro e ad un impianto termale d'epoca Romana (I-II sec. d.C.). Oggi ospita la stagione teatrale della città.; ; Palazzo Ottoni:Fu costruito nel 1472 per conto di Alessandro e Ranuccio Ottoni dagli architetti Costantino e Giovan Battista da Lugano. Il palazzo rinascimentale è antistante la piazza e contribuisce a renderla originale per la pluralità stilistica degli edifici che la circondano. Sul retro è presente un cortile che tramite una loggetta aerea ancora presente lo collegava a un'altra proprietà della famiglia.; ; Museo Piersanti:Fiore all'occhiello della città, è uno dei più belli della nostra regione. Affonda la sua origine nel sec. XVII, allorché mons. Venanzio Filippo Piersanti, nato a Matelica nel 1688, inizia all'interno del suo palazzo una raccolta d'oggetti d'alto valore storico-culturale ed artistico. Il palazzo, è donato, nonostante tutto quello che esso già abbondantemente e di notevole valore conteneva, grazie ad un testamento nel 1901, per opera della marchesa Teresa Capaci Piersanti, al Capitolo e alla Cattedrale S. Maria. Tutti gli oggetti contenuti nel palazzo avevano in comune solo il carattere della pregevolezza, spaziando per ogni campo e settore, pittura, scultura, artigianato, stampa, e molto altro. Per quest'accostamento irrazionale d'opere e d'oggetti, anche pezzi archeologici, che il Museo ha acquistato una caratteristica ed originalità del tutto proprie ed interessanti. Con il passare degli anni il museo si è gradualmente arricchito di tele, pitture, sculture, grazie all'apporto di varie chiese locali, delle Confraternite, del Comune, e di recente per il dono del pittore locale Diego Pettinelli, consistente in 115 pastelli con vedute di Matelica e con un campionario di stoffe e di merletti di gran valore appartenenti alla famiglia Murani Mattozzi di Matelica, di alcuni abiti del seicento, settecento, ottocento. Negli ultimi anni è stata aperta al pubblico la nuova stanza degli argenti. Il museo si presenta lungo un itinerario comprendente tre sale a piano terra e ben sedici al primo piano e ospita anche molte curiosità; tra queste le stanze del palazzo legate più alla quotidianità, dalla cucina ai locali per la vinificazione: se il frantoio è andato perso, le cantine con relative attrezzature hanno conservato l'assetto originario. Mancano molti oggetti d'uso quotidiano, di cui un meticoloso inventario redatto nel 1763 fornisce tuttavia interessante testimonianza. Oltre agli oggetti da cucina, agli attrezzi per realizzare insaccati suini e a quelli per fare il pane, sono inventariati, sempre in un registro settecentesco, i capi di bestiame allevati nelle fattorie. Uno dei pezzi più singolari della collezione Piersanti è il Globo di Matelica.; ; Museo Archeologico:Il museo e' allestito all'interno di Palazzo Finaguerra, edificio storico, ubicato nei pressi del complesso monumentale di S. Francesco. Il palazzo risale nel suo aspetto attuale alla fine del XVIII - inizi XIX secolo, periodo in cui sono state realizzate anche le decorazioni pittoriche degli ambienti del primo e del secondo piano. Il museo è costituito dai reperti archeologici provenienti da Matelica e dal suo comprensorio, questi coprono un arco cronologico piuttosto ampio che va dalla Preistoria fino al Medioevo e all'eta' rinascimentale. Particolarmente rappresentata è la fase relativa alla civilta' picena con i ricchi corredi delle tombe di VIII-VII sec.a.C. Di particolare rilievo sono le tombe della fase "orientalizzante" (fine VIII-inizi VI sec.a.C.). Di eccezionale interesse, anche per la sua rarita', e' l' orologio solare sferico in marmo con iscrizioni in greco, noto come "Globo di Matelica", datato tra I-II sec.d.C; ; Globo di Matelica:Il Globo di Matelica è una sfera di marmo bianco cristallino scoperto nel 1985 e rappresenta un singolare modello di orologio solare giunto a noi dall'antichità. Il marmo con cui è stato realizzato è greco e proviene forse dalla cava di Afrodisias (zona di Efeso) oggi Turchia. Si tratta di un marmo particolare, composto da grossi cristalli, che luccicano quando sono esposti ad una fonte di luce. La sua circonferenza misura 93 cm, molto vicina a quella di due "cubiti fileterei" (un cubito filetereo corrispondeva a 46,83 cm), da cui si ricava il diametro che è di 29,6 cm, che, guarda caso, corrisponde esattamente a quella di un "piede attico". La sfera è divisa esattamente a metà da una incisione, allo stesso modo di come l'Equatore divide la Terra. L'emisfero superiore è a sua volta diviso a metà da un altro solco, che interseca un foro, situato approssimativamente sulla sommità del Globo, ed il centro di tre cerchi concentrici (calotte sferiche) di vario diametro. Queste 3 circonferenze sono a loro volta intersecate al loro centro da un arco di cerchio avente il raggio di misura uguale a quello più grande. Attorno a queste circonferenze sono ancora visibili delle parole incise in antico alfabeto greco; sulla sommità dell'emisfero superiore sono presenti 13 fori, di cui 3, quello sommitale e i due posti lungo il solco che divide a metà il Globo, hanno un diametro superiore agli altri. Accanto ad ogni foro sono state incise altrettante lettere dell'alfabeto greco antico. Infine nella parte inferiore del Globo è stata scavata una depressione conica terminante in un grosso foro rettangolare, che serviva a fissare la sfera su una base.Il globo è costruito per funzionare a una latitudine di circa 43°, come quella di Matelica, di conseguenza, esso è stato costruito proprio per la città. Perché sia stato fatto, da chi, e come mai i greci si siano interessati tanto a Matelica resta un mistero.; ; I Murales di Braccano:A Braccano, la più grande frazione del comune, posta sulla strada che da Matelica giunge al monte San Vicino, sono presenti dei murales. Questi murales, di origine recente, voluti dall'amministrazione comunale, sono stati eseguiti dagli allievi delle accademie di Brera, Urbino e Macerata sui muri esterni delle case, delle stalle e dei fienili presenti nella frazione. Ad oggi sono presenti oltre 50 murales, dipinti in tempi diversi.
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Hotel, Agriturismi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Pizzerie, prodotti tipici nel comune diMatelica
Country House nel Comune di Matelica Tot: (1) -
Hotel nel Comune di Matelica Tot: (1) -
Ristoranti nel Comune di Matelica Tot: (2) -
Hotel, Agriturismi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Pizzerie nel comune di Matelica
Matelica (Comune) -
Murales Ristoro (Ristoranti) -
Hotel della Loggia (Hotel) -
Country House Salomone (Country House) -
Secondo Tempo Ristorante (Ristoranti) -